Categories: Citazioni

Citazioni della Divina Commedia di Dante Alighieri

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura. (Inferno, Canto I)

Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate. (Inferno, Canto III)

Amor, ch’a nullo amato amar perdona. (Inferno, Canto V)

Spiritual madrigal che scandi torna altrove. (Purgatorio, Canto XI)

Amor che ne la mente mi ragiona. (Purgatorio, Canto XVIII)

E ‘l nome mio fe’ risplender la sua faccia. (Purgatorio, Canto XXVII)

E quindi uscimmo a riveder le stelle. (Purgatorio, Canto XXXIV)

Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. (Paradiso, Canto XXVI)

La gloria di colui che tutto move per l’universo penetra, e risplende in una parte più e meno altrove. (Paradiso, Canto XXIX)

In sua volontade è nostra pace. (Paradiso, Canto XXXIII)

E vidi le sue cose in lume tardo. (Inferno, Canto II)

Citazioni della Divina Commedia di Dante Alighieri part 2

Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria. (Inferno, Canto V)

Non stiate a guardar, ma passate oltre. (Inferno, Canto IX)

L’una a destro pie de’ forzier s’inchino. (Inferno, Canto X)

Il vostro amore al bene è debito. (Inferno, Canto XI)

E ‘l duca mio a lui: Fuor de la spera che vuol piu luce. (Inferno, Canto XIV)

Conviensi pur che giusto ciò mi tarda: lo ‘ngegno l’abbiam noi di veder tutto. (Purgatorio, Canto I)

Ma se l’amor de la spera surossa. (Purgatorio, Canto IX)

Trova la nota mai se le sue spoglie. (Purgatorio, Canto XXII)

Acquetando dal velo il raggio tratto. (Purgatorio, Canto XXIX)

Diventa di quadri qui padre e maestro. (Purgatorio, Canto XXX)

La cera che ricevette il mio peso non fu mutata da sua usanza. (Paradiso, Canto V)

Per non saziar l’orecchia con lavoro. (Paradiso, Canto VIII)

La radïanza nostra e la manera parran quanto alcun altro. (Paradiso, Canto XV)

Di letizia era pieno ed uno spavento. (Paradiso, Canto XX)

Chi per justizia mi dipinge qui soffrisse già l’ufficio del soldano. (Paradiso, Canto XXV)

Vive la luce che ‘l ciel alla pianta ridona. (Paradiso, Canto XXVII)

Altri che disputar, credo che ‘nnammora. (Paradiso, Canto XXX)

Ma perché sì è che tu mi vedi tratto, anco non vedi. (Inferno, Canto I)

Le ti fia manifesta la ragione che mi ha addotto a tal consiglio fermo. (Inferno, Canto XXI)

Non ragioniam di lor, ma guarda e passa. (Inferno, Canto III)

Questo poeta fui, ne cotal nome meritai per fama. (Purgatorio, Canto XXIV)

Deh, lagrimai, ma si che ‘l pianto tristo segua disio e che noti gloria vostri rifioriti principi posteri. (Purgatorio, Canto XXXIII)

Colui professo di cader, cadendo riprende sé del primo lupo l’officio. (Inferno, Canto XVII)

Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno toglieva gli animai che sono in terra da le fatiche loro. (Inferno, Canto XXVII)

Che più lo ‘nverno suo tempo non tenne; cotanto del suo loco s’esaltaro. (Purgatorio, Canto I)

L’ombra sua torna in su l’orlo, ch’è mossa da spirto che deliberato avea di tornar perché non era ascosa. (Purgatorio, Canto IV)

E ‘l duca mio a lui: ‘Se tu segugi le tue parole, forse intento fallo, ripirando l’ammirazïone fughi. (Purgatorio, Canto VII)

Io son fato da Dio, a sua immagine, e non dal padre, né da la madre; ed esser vivo mi giugne a gran onta. (Inferno, Canto VI)

Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. (Inferno, Canto XXVI)

Avete rimembrar vita di cose, cotanto basse, e lor cotal fare, che ‘nfino a li animali è lor vergogna. (Paradiso, Canto XI)

Tu vuo’ saper di quell’Internet che porti (Inferno, Canto VIII)

Chi per opera morta gli occhi di sè levando all’Altezza, surse eretto. (Paradiso, Canto II)

Quando ‘l conte fu là ‘ve la coscia si giunge a l’osso che ‘l sostegno ‘nfermo e chiusa avem da ciascuna costa. (Inferno, Canto XXX)

E ‘l sommo ben, ch’è veder perfetto, in che s’unisce ogni piacere. (Paradiso, Canto XII)

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura. (Inferno, Canto I)

Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate. (Inferno, Canto III)

Amor, ch’a nullo amato amar perdona. (Inferno, Canto V)

Spiritual madrigal che scandi torna altrove. (Purgatorio, Canto XI)

Amor che ne la mente mi ragiona. (Purgatorio, Canto XVIII)

E ‘l nome mio fe’ risplender la sua faccia. (Purgatorio, Canto XXVII)

E quindi uscimmo a riveder le stelle. (Purgatorio, Canto XXXIV)

Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. (Paradiso, Canto XXVI)

La gloria di colui che tutto move per l’universo penetra, e risplende in una parte più e meno altrove. (Paradiso, Canto XXIX)

In sua volontade è nostra pace. (Paradiso, Canto XXXIII)

E vidi le sue cose in lume tardo. (Inferno, Canto II)

Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria. (Inferno, Canto V)

Non stiate a guardar, ma passate oltre. (Inferno, Canto IX)

L’una a destro pie de’ forzier s’inchino. (Inferno, Canto X)

Il vostro amore al bene è debito. (Inferno, Canto XI)

E ‘l duca mio a lui: Fuor de la spera che vuol piu luce. (Inferno, Canto XIV)

Conviensi pur che giusto ciò mi tarda: lo ‘ngegno l’abbiam noi di veder tutto. (Purgatorio, Canto I)

Ma se l’amor de la spera surossa. (Purgatorio, Canto IX)

Trova la nota mai se le sue spoglie. (Purgatorio, Canto XXII)

Acquetando dal velo il raggio tratto. (Purgatorio, Canto XXIX)

Diventa di quadri qui padre e maestro. (Purgatorio, Canto XXX)

La cera che ricevette il mio peso non fu mutata da sua usanza. (Paradiso, Canto V)

Per non saziar l’orecchia con lavoro. (Paradiso, Canto VIII)

La radïanza nostra e la manera parran quanto alcun altro. (Paradiso, Canto XV)

Di letizia era pieno ed uno spavento. (Paradiso, Canto XX)

Chi per justizia mi dipinge qui soffrisse già l’ufficio del soldano. (Paradiso, Canto XXV)

Vive la luce che ‘l ciel alla pianta ridona. (Paradiso, Canto XXVII)

Altri che disputar, credo che ‘nnammora. (Paradiso, Canto XXX)

Ma perché sì è che tu mi vedi tratto, anco non vedi. (Inferno, Canto I)

Le ti fia manifesta la ragione che mi ha addotto a tal consiglio fermo. (Inferno, Canto XXI)

Non ragioniam di lor, ma guarda e passa. (Inferno, Canto III)

Questo poeta fui, ne cotal nome meritai per fama. (Purgatorio, Canto XXIV)

Deh, lagrimai, ma si che ‘l pianto tristo segua disio e che noti gloria vostri rifioriti principi posteri. (Purgatorio, Canto XXXIII)

Colui professo di cader, cadendo riprende sé del primo lupo l’officio. (Inferno, Canto XVII)

Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno toglieva gli animai che sono in terra da le fatiche loro. (Inferno, Canto XXVII)

Che più lo ‘nverno suo tempo non tenne; cotanto del suo loco s’esaltaro. (Purgatorio, Canto I)

L’ombra sua torna in su l’orlo, ch’è mossa da spirto che deliberato avea di tornar perché non era ascosa. (Purgatorio, Canto IV)

E ‘l duca mio a lui: ‘Se tu segugi le tue parole, forse intento fallo, ripirando l’ammirazïone fughi. (Purgatorio, Canto VII)

Io son fato da Dio, a sua immagine, e non dal padre, né da la madre; ed esser vivo mi giugne a gran onta. (Inferno, Canto VI)

Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. (Inferno, Canto XXVI)

Avete rimembrar vita di cose, cotanto basse, e lor cotal fare, che ‘nfino a li animali è lor vergogna. (Paradiso, Canto XI)

Tu vuo’ saper di quell’Internet che porti (Inferno, Canto VIII)

Chi per opera morta gli occhi di sè levando all’Altezza, surse eretto. (Paradiso, Canto II)

Quando ‘l conte fu là ‘ve la coscia si giunge a l’osso che ‘l sostegno ‘nfermo e chiusa avem da ciascuna costa. (Inferno, Canto XXX)

E ‘l sommo ben, ch’è veder perfetto, in che s’unisce ogni piacere. (Paradiso, Canto XII)

dainamista

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